Trapianto del microbiota intestinale per la diarrea incoercibile
Molti dei pazienti in trattamento con farmaci oncologici, come gli inibitori delle tirosin-chinasi, sono costretti a sospendere o a ridurre in maniera considerevole la posologia del trattamento proprio per la comparsa di una diarrea incoercibile, un effetto indesiderato potenzialmente molto grave, per il quale ad oggi non esistono trattamenti codificati. Una nuova ricerca condotta su una ventina di pazienti con carcinoma a cellule renali al Policlinico Universitario Gemelli IRCCS e pubblicata su Nature Communications, in cui si dimostra di poter trattare questa condizione con successo per la prima volta al mondo, apre la strada al cambiamento e potrebbe rivoluzionare il trattamento di questa condizione. L'obiettivo è anche più ambizioso, che dovrà essere confermato da ulteriori studi, è quello di usare i preziosi batteri del microbiota intestinale per potenziale l'efficacia delle terapie anti-tumorali. Lo studio, coordinato dal professor Giovanni Cammarota, responsabile della UOSA DH di Gastroenterologia e Trapianto di Microbiota del Policlinico Gemelli (primi autori Gianluca Ianiro ed Ernesto Rossi), suggerisce che il trapianto di microbiota intestinale rappresenta un efficace trattamento per questa condizione. Lo studio è stato effettuato su persone in trattamento con inibitori delle tirosin-kinasi (TKI) per carcinoma a cellule renali in fase metastatica. La manipolazione terapeutica del microbiota intestinale rappresenta dunque secondo gli autori una promettente opzione terapeutica per la gestione della diarrea indotta da TKI. "Il trattamento con i TKI - commenta il dottor Ernesto Rossi, oncologo medico presso il Comprehensive Cancer Center del Policlinico Gemelli - rappresenta una pietra miliare del trattamento dei tumori renali metastatici. Purtroppo spesso dà come effetto collaterale la diarrea, che non ha ad oggi un trattamento specifico, al di là della sospensione della terapia anti-neoplastica o della riduzione della posologia del farmaco. Il nostro è il primo studio in assoluto effettuato con finalità terapeutiche sull'uomo e ha dimostrato l'efficacia e la sicurezza di questo approccio".
fonte: Nature Communications
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